giovedì 2 novembre 2017

Recensione; "Nel guscio" di Ian McEwan

Buongiorno carissimi amici lettori!
Come anticipato già nell'ultimo post di ieri, sono pronta oggi a presentarvi la mia recensione di "Nel guscio", prima lettura di questo mese di Novembre, che però purtroppo non mi ha proprio convinto
Ora vi spiego il motivo



Titolo: Nel guscio
Autore: Ian McEwan
Paese: Inghilterra
Titolo originale: Nutshell 
Genere: romanzo
Pagine: 173
Casa editrice: Einaudi
Anno di pubblicazione: 2017
Prezzo di copertina: 18 euro copertina rigida

Ebook: 9.99 euro
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Trudy e John sono stati sposati per dieci anni e in questo tempo è indubbio il fatto che si siano amati, solo che ora stanno passando un brutto periodo; lui, poeta senza alcun talento direttore di una casa editrice, amante dell’arte ma distrutto da un vergognoso problema fisico e dai continui debite e lei bellissima e ancora giovane che abita nella casa della famiglia del marito immersa nel disordine e nella sporcizia e da tempo lo tradisce con il fratello minore Claude.
Sono proprio i due amanti, accecati dall’odio e dalla sete diricchezza a decidere di porre fine alla faccenda; uccideranno John e lo faranno sembrare un suicidio.
A raccontare la storia però non sono i due protagonisti, e nemmeno la povera vittima, ma un individuo assai particolare che assiste al tutto da un posizione privilegiata; il figlio dei due coniugi che Trudy porta in grembo.

Ho scoperto questo libro dando un occhiata al catalogo delle novità della biblioteca della mia città e appena ho letto, leggendo la quarta di copertina, la geniale idea su cui era basato ho iniziato automaticamente a bramare la sua lettura.
Purtroppo però devo dire che questa volta, come alle volte succede quando da un libro ci si aspetta tanto, sono rimasta a dir poco delusa.
Sarà che io, da scrittrice quale solo, faccio sempre un errore madornale; quando trovo un idea che mi può interessare, come in questo caso un libro che prende come punto di vista quello di un bambino che ancora deve nascere, la mia fantasia parte in quarta e si lascia trasportare immaginando scene, frasi, situazioni che raramente poi nella realtà vengono rispettate e questo, come potrete capire, mi deprime tantissimo.
Non dico assolutamente che se avessi avuto io questa idea l’avrei sviluppata meglio perché la mia scrittura equivale a quella del dito mignolo della mano sinistra del cugino di Ian McEwan però non posso nascondere che da questa storia mi aspettavo ben altro.
Sarà questo il motivo, sarà che non sono propriamente abituata allo stile ricercato degli scrittori come McEwan, preferendo solitamente esposizioni più semplici e immediate, oppure che da un feto mi potrei anche aspettare l’intendimento di vini e la profonda conoscenza del mondo (visto che acquisisce un certo sapere dai podcast ascoltati dalla madre) ma di certo non un linguaggio così tanto forbito o ragionamenti così articolati, sta di fatto che su alcuni particolare questa lettura mi ha fatto rimanere un po' basita.
Sempre per quanto riguarda il bambino, ci stanno invece tantissimo le critiche nei confronti degli adulti (come dargli torto) e l’amore che prova nei confronti della madre nonostante lei si macchi di un terribile crimine e non abbia il minimo interesse nei suoi riguardi, rapporto devo ammetterlo ben rappresentato nelle ultime pagine.
Ciò che ho trovato molto furbo è stato anche il colpo di scena finale, che ovviamente non posso rivelare ma che rappresenta un vero lampo di genio.
Concludendo dicendo che probabilmente sono io che non capisco nulla di letteratura e dopo questa stroncatura riceverò una valanga di insulti da gente ben più intelligente ma a me la storia non ha convinto per niente. Purtroppo, devo dare la mia prima insufficienza..


Voto: 5/10




Ian Russel McEwan nasce il 21 giugno 1948 ad Albershot, in Inghilterra, e ora vive ad Oxford.
è stato sposato due volte, dalla prima moglie ha avuto due figli e nel 2002 ha scoperto di avere un fratellastro che la madre aveva dato in adozione durante la Seconda Guerra Mondiale.
Autore di due raccolte di racconti e più di dieci romanzi, giunge al successo con "L'amore fatale", da molti considerato un capolavoro e con "Espiazione", su cui però è stato per la seconda volta accusato di plagio. La prima è stata con "Il giardino di cemento".
Viene soprannominato "Ian Macabre" per via dei toni cupi che caratterizzano le sue opere. 
Oltre a quelli già citati nella sua bibliografia troviamo "Cortesie per gli ospiti", "Bambini nel tempo", "Lettera a Berlino", "Cani neri", "L'inventori di sogni", "Amsterdam", "Sabato", "Chesil Beach", "Solar", "Miele", "La ballata di Adam Henry" e "Nel guscio".


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